mercoledì 27 ottobre 2010

La vedova allegra di Lehàr al Teatro Quirino di Roma fino al 14 novembre

La vedova allegra, la più famosa delle operette di Franz Lehàr arriva sul palco del Teatro Quirino di Roma, ovviamente in italiano, per allietare il pubblico per una serata all’insegna della totale spensieratezza. La Compagnia Corrado Abbati propone una messinscena fra “gioia e rigore”, elementi cardine di questa edizione come voluto da Corrado Abbati, (fondatore dell’omonima compagnia) nonché interprete e regista dell’allestimento. Dinamica la regia di Abbati che riesce a dosare al meglio tutti gli elementi classici dell’operetta per una messinscena elegante e divertente. Molto bravi e versatili tutti gli artisti della compagnia (brilla la voce squillante di Hanna Glavari) che spaziano su una scena mobile fra vivaci recitativi che scorrono via con facilità e leggerezza, coreografie (anche acrobatiche) di Giada Bardelli, proposte dal bravissimo corpo di ballo, e l’inconfondibile e celeberrima musica di Lehàr. Lo spettacolo è trascinante e non solo nelle più celebri arie (È scabroso le donne studiar) riuscendo a coinvolgere il pubblico con simpatica a grazia. Si capisce anche che l’allestimento è perfettamente collaudato perché mantiene con inalterata freschezza, la serenità e la spensieratezza dell’originale di Lehàr, fra leggerezza e mondanità, amore e feste in una girandola d’incontri e tradimenti, schermaglie e comicità. Operetta frivola sì, ma non superficiale che stupisce e allieta ancora il pubblico con le schermaglie amorose fra la vedova Hanna e l’aitante conte Danilo che convoleranno ovviamente a giuste nozze, e ancora Parigi, Maxim’s, le feste e il can can... Insomma un tuffo nella favolosa belle époque. Il personaggio di Njegus, il cancelliere dell’ambasciata di Pontevedro, interpretato dallo stesso Abbati, è un personaggio comico per antonomasia che mantiene i suoi aspetti più tradizionali sì, assumendo però tratti brillanti e quasi disincantati, senza eccedere mai: spiritosi i duetti comici con l’ignaro e bonario Barone Zeta dell’ottimo Fabrizio Macciantelli. E l’operetta non è operetta senza piume e lustrini, guanti e gioielli, paillettes e ventagli, velluti e ricami, elementi indispensabili nei bei costumi di Artemio Cabassi che propone sfolgoranti e coloratissimi, nonché continui, cambi d’abiti in stili tutti diversi. Finale travolgente con la compagnia che invade la platea. Garbato e piacevole, perfetto per approcciare in modo facile, ma completo l’operetta, lo spettacolo è in scena al Teatro Quirino fino al 14 novembre.

Nessun commento: